Il prof. Socrate Sciusciapinseri e Prometeo Mazzacanagghia stavano seduti sul ballatoio della Casa del Sogno Antico.
L’uno di fronte all’altro, come i duellanti dei film western. Il tempo era scandito dai boccali di birra. Di fronte si stendeva l’altopiano di Santa Barbara: un groviglio di sterpi e sbuffi verdi, solenni e polverosi di fichidindia e di ulivi su un pavimento di pietra biancheggiante come scheletri.
“Che spettacolo!” esclamò il professore. “Da noi, il Figlio di Dio parla ancora agli uomini… Peccato che questi ultimamente hanno dimenticato la sua lingua!”
Mazzacanagghia guardò il paesaggio. Poi, puntò sul professore una faccia interrogativa, affilata come un coltello.
“E dove ce lo vede, Dio?” chese. “Oggi il vento di scirocco mi pare piuttosto l’alito di Satana!”
“Appunto!” ribatté il professore. “Dio è la voce che si leva fra satanici sterpi… per esempio, il suo sangue scorre in quell’ulivo che si staglia lontano, solitario come un gigante buono… alla fine dell’afa, infatti lo troverai pronto a regalarti l’allegria del suo olio che darà sapore alle tue minestre ed alle tue insalate…
Mazzacanagghia tornò a fissare l’orizzonte al calor bianco.
“Cittadino siete, professore!” sbottò. “Intellettuale della briscola pazza! Vedete ciò che non c’è e pretendete che la vediamo pure noi, che sappiamo che non c’è!”
“Se non credi a me, credi alla Bibbia” insistette il professore. “Dopo il Diluvio Universale, per tre volte Noè fece partire dalla sua Arca una colomba ed al terzo tentativo questa tornò con una foglia di ulivo nel becco. Non è mica un caso! C’era stata la catastrofe dei peccati di Sodoma e Gomorra, ma grazie all’ulivo la storia ripigliava a camminare con l’agricoltura… Così, tutta la civiltà mediterranea nacque con l’ulivo.
“Ora vada a spiegare tutta la tiritera ai burocrati della Commissione Europea|!” sghignazzò Mazzacanagghia.
“Bah!” sbuffò il professore, asciugandosi col dorso della mano la schiuma della birra rimastagli sul labbro. “Quella gente si comporta come gli apostoli che erano con Gesù nella famosa notte nell’Orto degli Ulivi…”
“E ci torna con ‘sti ulivi, professo’!” lo interruppe Mazzacanagghia. “Dio… cheffà?… Si mette a fare il politico, che ogni minuto cambia forma e nome? Dio è Dio e gli ulivi sono ulivi!”
“Quando capirai che le parole non sono mai ciò che sembrano a prima vista?” si spazientì il professore. “Nelle parole scorre il sangue, cioè il pensiero, di chi le dice… Sentendo avvicinarsi il momento della sua crocifissione, Gesù tornò fra gli ulivi, perché gli ulivi rappresentano la vita, come a dire la parola di Dio, suo Padre!… Il fatto che gli apostoli, ieri – oppure, oggi, la Commissione Europea – si siano addormentati ed abbiano dimenticato che è il lavoro e non la prepotenza ciò che ci fa essere ad immagine e somiglianza di Dio dimostra l’insufficienza dell’intelligenza umana a capire, direbbe Giovanni Pascoli, quest’enorme mistero dell’Universo!”
A questo punto, il professore e Mazzacanagghia ripresero a sorseggiare la loro birra… diversamente meditabondi.